Il punto di infiammabilità o punto di fiamma di un combustibile è la temperatura più bassa alla quale si formano vapori in quantità tale che in presenza di ossigeno (aria) e di un innesco danno luogo al fenomeno della combustione.
Perché viene misurato il punto di infiammabilità?
La classificazione dell’infiammabilità dei materiali volatili in base al loro valore del punto di infiammabilità è una pratica consolidata da più di 100 anni. I requisiti del punto di infiammabilità sono elencati in molte normative e specifiche di prodotto internazionali e nazionali ONU, IATA, EPA, UE e molti altri, per la salute e la sicurezza.
Il punto di infiammabilità viene misurato principalmente per valutare il pericolo per la sicurezza di un liquido e quindi classificarlo in un gruppo di pericolo riconosciuto. Questa classificazione viene utilizzata per avvertire di un rischio e per abilitare le corrette precauzioni da adottare durante produzione, stoccaggio, trasporto e smaltimento.
Flashpoint è anche un parametro critico utilizzato per formulare avvertenze di sicurezza sui materiali per la pulizia della casa, cosmetici, lucidi e molti altri prodotti di consumo. Anche le variazioni del punto di infiammabilità vengono utilizzate per misurare la consistenza del lotto di un materiale e anche come un indicatore di possibile contaminazione (ad esempio durante la conservazione) o contraffazione di un materiale.
Trova applicazione nell’industria, nel settore cosmetica e nel riciclo/rifiuti
Esistono diverse tipologie di strumenti in grado di effettuare questo test, in accordo ai metodi standard internazionali, che vanno scelti in base al prodotto da analizzare ed il range di temperatura.